Tachif-Lù-dec

Mio nonno si impegnava sempre, giocando a carte. Non era di certo uno di quelli che ti lasciava vincere solo perchè ti giocavi la carta dell’inesperienza e della giovane età. Questo si chiama rispetto. Oscar alla carriera, Enrico. Very nice job. Il modo più adeguato per dirimere una questione è guardarla in faccia. Ogni domanda, scritta sul viso di ciascun individuo, parla di conflitti che non possiamo conoscere, così come spesso ignori ció che puó cagionare un raffreddore. Peró intanto la solita, retorica frase del cazzo ti si insinua nella mente, eh?.. “Colpo d’aria”, vero? Domande superflue. Perchè i biscotti al cioccolato dovremmo chiamarli Togo, se nient’altro sono che l’infinito del verbo andare? E dove vanno, soprattutto? I miei occhi per esempio vanno su Eyephone..vetrina? No, “bacheca”…sostanzialmente diverso. Fa così freddo che non uscirei da sotto le coperte rosse nemmeno se rosse non fossero. Alla faccia dell’equilibrio…quando piove, l’ingresso è talmente scivoloso che se qualcuno inciampasse lo ritroverei in fila (di giorno, è chiaro) alle poste del viale Africa. L’Axe è l’unico a non scarseggiare, per il resto manca tutto: bicchieri di plastica, carta-forno, vino in bottiglia, olive ascolane, lenti a contatto, stucco, batterie mini-stilo e fiammiferi. Soffio sull’abat-jour e si spegne. “Tic”, dice una vertebra cervicale, quasi a canzonare e sbeffeggiare il clic del mouse. Chiudo gli occhi. Un giorno questo dolore ti sarà utile.

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