Il sarto delle tavolette

Indipendentemente da come vadano le cose al di fuori (e parlo per inciso del clima di questi giorni) la porta che dà sul balcone nella stanza da letto resta aperta. Ottobre non è quel mesaccio antipatico e ingrigìto che le varie e repentine escursioni termiche vogliono farci spesso intendere. Anzi, mi regala persino qualche ascolto di prim’ordine…come ad esempio il nuovo dei Carcass (bello, ma nostalgico e ripetitivo), la classe cristallina dei Nine Inch Nails (spettacolare e da trip mentale il nuovo album), il ritorno in auge dei gloriosi Dream Theater (mastodontico, ispirato e magistralmente suonato il loro come-back), sprazzi di autentico ed adrenalinico groove con i Poisonblack ed i Ministry, ma soprattutto (udite, udite)…il nuovo degli Alter Bridge. Pazzesco, niente parole..solo orecchie spalancate e cuore spugnoso. In tutto questo, son terminati nell’ordine il detersivo per i piatti, il dentifricio ai microgranuli, la cartaforno, l’alluminio e le mandorle tostate. A poco a poco si rimedia, come con quasi la maggior parte delle cose. Progettare le label per le confezioni delle tavolette di cioccolato mi fa sentire un po’ Willy Wonka (e in qualche modo non mi dispiace affatto poter contribuire ad creare negli altri delle aspettative mangerecce difficilmente controllabili) e un po’ come il macchinista in Nuovo Cinema Paradiso…ma il cacao non è mio, le immagini che scorrono sulla pellicola non le ho girate io. Semplicemente a volte mi rendo conto di generare qualcosa di tangibile dove di tangibile non esiste nulla. A volte il mio ruolo diventa questo, semplicemente questo. Semplicemente osservare emozioni, provare emozioni e cucir loro un vestito addosso.

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