Infruttescenze, garage-rock indipendente e di nuovo pugni a tinchitè

Un film può farti piangere, ridere, lasciarti indifferente, ferirti, colpirti, stenderti, annoiarti, farti riflettere. A volte però la sensazione di poter condividere ciascuna di queste potenziali emozioni è persino più forte della stessa inclinazione a voler scegliere di trascorrere un paio d’ore di fronte ad un rettangolo orizzontale di 16:9. N’est pas possible. Ok. Va bene. Fa niente. Non è affatto vero che non fa niente, ma va bene ugualmente. Quanto è delicata e semplice quella canzone dei The National, si..proprio quella lì…non ci gira attorno. Va direttamente al cuore della verità, la più naturale e sincera. Di nuovo loro: le parole-colla. No, non vanno via, non c’è modo. Restano appiccicate. Un po’ come sul palato quel dolce sapore di un ananas maturo al punto giusto. Ok, sono anche l’uomo del Monte e dico “si”. Il significato delle cose ti scava dentro, trova sempre una parte del tuo tessuto permeabile ed inesorabilmente penetra la tua scorza, per quanto il dolore abbia fortificato le tue difese. Quella meraviglia di emozione ha due caratteristiche fondamentali: 1) Possiede valore intrinseco, autentico. E’ preziosa. Preziosa come un tesoro. 2) E’ una linfa vitale, come aria nei polmoni, come sangue nelle vene: Mi scorre dentro. Quindi non esiste modo migliore per esprimerla. “Mo cuishle” means my darling. My blood.

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