Il pensiero antitetanico

Ho terminato le risorse, le ho terminate davvero. Dovrò cercarmi un posto tra le panchine della stazione..e ripenserò al tempo in cui meditavo sul mio tetto. Quando trovavo il tempo per riflettere, sul divano o meglio ancora sulle tegole, mi chiedevo spesso se riuscivo davvero nell’intento di imparare ogni giorno e avrei desiderato tanto che la risposta fosse un si, con l’accento sulla i e tutto scritto in maiuscolo. La tossina prodotta dal batterio del dubbio, pericolosa più che letale, ha innescato un’infezione non particolarmente estesa, ma per non rischiare sarà bene ricorrere a quell’efficace vaccino denominato autocritica. E’ difficile trovarlo in commercio però, bisogna esserne portatori sani. Non ho mai condannato nessuno, nè ho mai ritenuto qualcosa impossibile, non ho mai ritenuto di essere troppo grande per le piccole cose e non vorrei mai sentirmi piccolo per le cose grandi. Non ne sono certo, lo intuisco. Tra l’intuizione e la certezza esiste una distanza a volte incolmabile, altre volte sottile come l’impronta di un gabbiano sulla sabbia alle 6 del mattino. Smorzo le luci, mi sento come se fossi andato al cinema a vedere il film del mio libro preferito, forse era meglio restare a casa, non foss’altro perchè mi interessa maggiormente la coscienza, piuttosto che l’opinione altrui, anche e soprattutto quando tale opinione sfocia in stucchevoli guaìti..Certo, è fuori da ogni dubbio che il dolore sia, da che mondo è mondo, un grande carburante per la nostra anima…ma è risaputo, l’assioma che determina e definisce un atteggiamento simile rimane inalterato: Sono loquaci soltanto i dolori piccoli, quelli grandi non hanno voce, tacciono..oppure trovano altre vie, più discrete, latenti o implicite, per essere espressi. In questo caso allora è assai più dignitoso parlare del Niente, almeno è un argomento del quale tutti sappiamo tutto in fondo. Un’altra intuizione, ad esempio, è che ogni tanto un deficiente palèsa la sua presenza dentro di me (sono IO stesso), mi sa che è anche ora di approfittare dei suoi errori. Nessuna rimostranza, per carità..solo una presa di coscienza circa un dato di fatto..Esiste un malessere? Si, no, forse. Bene, allora nessuno merita di conoscere il mio malessere e certamente chi merita di conoscerlo non mi farebbe mai del male. Comprimo il mio petto sul cuscino e non ci penso, è assolutamente inutile aver paura di ciò che non è possibile evitare.

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