La sorpresina del Mikveh

Abbasso di qualche grado lo sguardo, non osservo i miei passi, mi distraggo, cammino per strada come un cane affamato che non teme il bastone. Un agglomerato di pericoli, acquattati e latenti oppure manifesti ed evidenti, mi sta facendo smettere di essere in grado di giudicare la qualità del cibo. Grave, no? C’è di peggio: Ogni tanto ricomincio ad essere spettatore di molta incompetenza, me ne accorgo quando questa si manifesta attraverso l’uso di troppe parole. Com’era la faccenda del tavolo (anzi, ex-tavolo) del soggiorno? Che se ostento necessità, ci si approfitta di ogni debolezza, giusto Paolino? Ulteriore assioma: per paura dei pericoli minori mi caccio sempre in guai peggiori. Lo so che non riparo niente dopo il danno, posso solo rinunciare a rifarlo, ma sto cercando di essere completamente onesto con me stesso, trovo che sia un buon esercizio. Quel libro sulla felicità ho cominciato a leggerlo, è interessante, illuminante…ma le parole insegnano, gli esempi trascinano, quindi ho bisogno di contemplare esempi che mi aprano la mente, così con ardente pazienza potrò aspirare a raggiungere qualcosa di utile, che poi possa chiamarsi contentezza, gaudio, gioia e compagnia bella questo è tutto da vedere, ma intanto accendo la modalità provvisoria, alias stand-by. Finora avevo capito che in qualche modo, per ottenere quello che volevo, poteva essere necessario che perdessi ogni altra cosa, adesso ho anche sperimentato che non ho bisogno di auto-importunarmi, quindi faccio in modo di scomparire dalla mia stessa vista solo nell’istante che precede quello in cui sarei di troppo. Dove cazzo è questo fiore selvatico che si trova spesso nei luoghi più impensati? E soprattutto chi ce lo ha messo nel luogo impensato? E “soprattutto elevato al cubo”, perché dovrei cercarlo? Io sono solamente una parte di tutto ciò che ho trovato sulla mia strada e sulla mia strada ho trovato un subisso di cose. Che faccio? Una cèrnita come quella messa in atto nel momento in cui, per l’ennesima volta, ho abbandonato la mia casa? Ora ho anche abbandonato la mia città. Il destino disegna percorsi imprevedibili. Ciao Catania, I will miss you.

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