Le decisioni prese con le spalle al muro mi sanno di compito semplificato, tipo quello in cui anziché scrivere qualcosa di tuo pugno, hai la facoltà di icsare le caselle. La verità è che, non avendo mai subito iniezioni intramuscolari di quel farmaco chiamato “volontà di mettere radici”, riesco già ad immaginare il mio prossimo futuro. È un po’ lo stesso meccanismo di quando scrivo le canzoni. Corrisponde più ad un processo di ispirazione che di cambiamento. Non esiste alcun segreto: se non hai difficoltà di comunicazione con te stesso, il gioco è fatto.
Se è vero che ad ogni addio seminiamo un po’ della nostra anima (i miei rispetti, Eddie), è tuttavia confortante riconoscere che morire rispetto a ciò che si ama coincide col rinascere rispetto a ciò che non si conosce e che si desidera sperimentare. A furia di far colazione con luoghi comuni come quelli letti nei gabinetti degli autogrill, mi sa che questi ultimi cominciano pesantemente a cercare la mia compagnia (i luoghi comuni, non i cessi…), anche quando i miei propositi si nutrono di prospettive ampiamente ottimistiche: “Non c’è pace”, “è una lotta continua”, “non esistono certezze”…. santo di un cielo, quanto e come lo sto sperimentando.. altro che l’estate di John Wayne e le gonne molto corte, qui torneranno i momenti in cui sarà complicato persino procurarmi il pane quotidiano..e chi se ne frega, almeno saranno morsi di fame e non di coscienza.
«Hey, Siri?» …promemoria per le prossime settimane: possedere nulla per avere tutto, come Juan de Yepes Álvarez, come nonno Enrico, come Cicciuzzu Bernardone…con il quale condivido ogni tanto quella sensazione di psicotica infermità, soprattutto quando la mia ostentata generosità, la mia cronica gentilezza nei confronti del prossimo, la mia dedizione al lavoro, la mia abnegazione..vengono interpretate come sintomo di squilibrio mentale.
Niente carezze contropelo quindi, la mia felicità deve essere degna di un onomastico bulgaro…e voglio che mi attragga, come una calamita attrae i coltelli in acciaio inox serie 400. A proposito, la città dell’acciaio mi attende…e mi reclama, non è un caso che la provincia di Terni abbia la forma di una enorme “L”. Sempre meglio della provincia di Frosinone che, non me ne voglia il sommo Mastroianni, possiede palesemente la forma di un porcellino che cammina…però, prima che il regime fascista lo sopprimesse definitivamente, il distretto in cui era nato in realtà Marcello-con-la-emme-maiuscola era denominato “Terra di Lavoro”..ecco, anche se non bramo esattamente i suoi successi, desidero cominciare ad osservare certi problemi dall’alto verso il basso, come faceva lui…come in un vecchio film (di quelli che venero io, in bianco e nero..) in cui l’ho visto assumere un’espressione che a me vien spesso naturale…
Un’altra similitudine l’ho trovata.
Mi mancherai brò.. mi mancherai tantissimo..
..anche tu, fratello mio…..