Quello che le tonne non dicono

Sonno tornato o sono tonnato, dipende dai punti di vista. Prima la leonessa bianca sulla soglia, poi le tigri con il pigiama morbido e fucsia, poi ancora cani & gatti di svariate tipologie, topi, scoiattoli, forni a legna con dentro gli acquari, accoltellamenti e sparatorie, semifinali all’Olimpico, case inondate che ci si può nuotare dentro…insomma, se imbocco il vicolo giusto a Dream City, posso trovare di tutto.

Ultimamente però sogno grandi pesci pelagici (si, predatori, ovviamente) dalla livrea cerulea, con una silhouette vagamente ovaloide ma idrodinamica e dei fianchi piuttosto stretti. Giusto domenica notte ne incrocio una abbastanza interessante. Ha gli occhi profondi ed espressivi. Ad un certo punto di questa visione onirica, il simpatico animale acquatico – indubitabilmente di sesso femminile – mi guarda e dice:

«Abbiamo troppa fantasia e se diciamo una bugia è una mancata verità che prima o poi succederà».

Ed io…«Guarda, tesoro sommerso, che non è l’1 aprile, non puoi sparare minchiate a tempesta, per lo meno non senza porto d’armi. Ce l’hai? Non mi pare. Ti si è addensato troppo sangue vicino alla spina dorsale? Guarda che poi se ne ricava un’ottima buzzonaglia, lo sai? Non ti conviene. Ma dato che sembri così magniloquente, dimmi una cosa che ha da sempre destato la mia curiosità…ma che cazzo dicono le parole nella sigla della Champions League

E lei: «Siamo così…è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare…tanto ci potrai trovare qui».

Mmmh.

«Va beh, percepisco che evidentemente avrai qualche tipo di seria disfunzione a livello cerebrale, un po’ come la tua amica Dory… adesso però ti prego di scusarmi, mi devo assentare un istante. Tonno subito».

Mmmmmmh.

«Rieccomi, dove eravamo rimasti? Ah si…va bene che quando viaggio di notte nelle mie fasi Rapid Eye Movement immagino spesso di nuotare, ci può stare. Adesso però l’acqua comincia ad assumere un aspetto a dir poco preponderante. Almeno te – che sei tra l’altro una valida esponente del mondo marino – avrai una assennata e plausibile spiegazione per tutto ciò, giusto?»

«E dalle macchine per noi i complimenti dei playboy, ma non li sentiamo più se c’è chi non ce li fa più..»

Mh.

Ok, mettiamola così. Ho capito una cosa. Esiste un mare. [pausa] Esiste un mare di cose ancora infinitamente sconosciute, misteri che neanche le più appassionate tecniche e le più scrupolose strategie per appropriarsi della conoscenza possono spiegare. «Vedi, l’universo pullula di tali enigmi, diciamo che – e parlo con parole tue, visto che di fatto apprezzi la musica italiana anni ’80 – ci fanno compagnia, come le lettere d’amore nella canzone di Fiorella. [...] M’annoia, tuttavia, constatare puntualmente che qualsiasi sforzo verso la loro comprensione risulti vano, ma da buon cittadino del mondo quale sono – alla stregua di illustri coinquilini quali Einstein, da Vinci, Kant, Cyrano de Bergerac, Socrate o Verne – accetto di buon grado i miei limiti».

Allora lei diventa seria e mi guarda con la stessa espressione con la quale un conduttore televisivo attende ansiosamente la risposta del concorrente di turno.

«Ok – penso – è il momento clou». Prima che sopraggiunga l’inevitabile mostro di fine-livello sarà meglio indossare ste benedette cuffie wireless e scegliere la busta. Facciamo la numero 3, un po’ perché è dispari [ed io sono fissato coi numeri dispari] ma un po’ anche per simpatia verso l’ultimo porcellino che nella fiaba di Giacomino Orchard Halliwell-Phillipps dimostra astuzia ed anche un pizzico di cinismo. Vai, in bocca al lupo, sono tuo:

Lei: «Perché certi esseri umani hanno la tendenza a nascondere il dolore?»

E mi sveglio di soprassalto.

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