Il gioco dell’imitazione

Sarà un caso, ma lo stato d’animo di tristezza provocato dalla constatazione che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà..viene comunemente definito “de-Lù-sione”. Ora, trovare la so-Lù-zione di un enigma non è sempre cosa facile, soprattutto quando le chiavi per risolverlo sono pressoché indecifrabili. A questo punto intervengono due strade: una è quella del culo, ma come suggerisce la letteratura sCHvizzera di inizio ‘900, anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno. L’altra è quella delle geniali funzioni cognitive dell’essere umano. Anche un castoro è in grado di provare sentimenti, mentre una macchina no. Peggio ancora, la macchina può facilmente confondersi tra i castori ed ingannare, tramite la sua intelligenza artificiale, i poveri e malcapitati roditori. E’ un semplice gioco, che prevede tre partecipanti. Funziona così: Ci sono una castora Alfa, un castoro Beta…e un terzo castoro Gamma. Quest’ultimo è tenuto separato dagli altri due castori e tramite una serie di domande (si, i castori sono in grado di fare domande) deve stabilire qual è il castoro e quale la castora. Dal canto loro anche gli ammassi di peli Alfa e Beta hanno dei compiti: Beta deve ingannare Gamma e portarlo a fare un’identificazione errata, mentre Alfa deve aiutarlo. Se la percentuale di volte in cui il castoro Gamma indovina chi sia la castora e chi il castoro è simile prima e dopo la sostituzione della castora Alfa con una macchina, allora la macchina stessa dovrebbe essere considerata intelligente, dal momento che, in questa situazione, sarebbe indistinguibile da un qualunque essere vivente in grado di pensare. Pensare per lo meno come un castoro. Ecco qua..quando riusciamo a non provare sentimenti, a mettere da parte ogni tratto che ci rende unici in quanto predisposti a nutrire emozioni, gioie, dolori, affetto, perdono, etc..diventiamo delle macchine, non dissimili dalle intelligenze artificiali che sostituiscono, nella nostra vita quotidiana, i valori tangibili e le virtù che apprezzavamo un tempo. Cosa ce ne facciamo degli abbracci, delle lacrime, dei sorrisi, dei battiti del cuore, del respiro…quando esistono invece meraviglie contemporanee quali gli smartphones, i tablet, gli inviti agli eventi su Facebook e i filtri di Instagram sugli autoscatti? Menomale che u’ zù Turing ieri mi ha illuminato: “A volte sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”. In ogni senso.

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