41, PERDITION AVENUE

A volte bramo d’aver potuto vivere la mia adolescenza a cavallo degli anni 30, d’aver saggiato una solleticante sensazione di felicità attraverso una palla di neve tirata in faccia ai miei compagni di giochi, d’aver inalato il profumo degli alberi umidi dopo aver fatto a botte a scuola. Ho visto sbagliare, chiedere scusa, ricominciare, ho scritto alla lavagna tante volte la stessa frase, ma si sa…un uomo d’onore paga sempre i suoi debiti e mantiene sempre la sua parola.

Mi piacerebbe veder mio padre coi baffi almeno una volta. Entrare in un locale in cui gli artisti che suonano lo fanno con tromba, percussioni e contrabbasso. Sgranare gli occhi e dire: «non ci credo, è così semplice e così bello nella sua semplicità». Ordinare del whisky secco e concentrarmi sui fumi delle sigarette piene di tabacco realmente aromatico, non quella merda che si fuma adesso. Tenere in mano una pistola carica, indossare un cappello ed un impermeabile come quelli di nonno Enrico, dormire su un sedile posteriore e svegliarmi con le mani congelate.
La gente che a volte mi ringrazia non sa che in realtà ho fatto per loro cinque, dieci volte di più di quanto loro pensano che io abbia fatto. Per loro. I compiti di matematica li ho sempre fatti da solo, così come da solo ho imparato a cosa serviva la frizione. Forse 86 anni fa l’avrei saputo ancor prima di averne bisogno o di avere l’età per averne bisogno, forse un paio di pianti in più m’avrebbero fatto comodo e forse qualche cravatta annodata per bene avrebbe reso qualche serata meno faticosa dal punto di vista del dispendio delle energie psico-fisiche. Avrei dovuto mangiare un boccone in più anche senza appetito, piuttosto che leggere.
Mi interessa la stima degli altri, ma non mi inebria. Mi rincuora l’affetto degli altri, ma non mi protegge. Nel 1931 forse avrei fatto il giornalista, oppure il fotografo, forse il musicista in locali da schifo, forse il postino, oppure avrei rapinato banche. Tutti cercano la sicurezza. Tutti desiderano una dimora, un affetto perpetuo, un piatto caldo, un asciugamani morbido ed un abbraccio all’occorrenza. Niente di concettualmente sbagliato, per carità….ma in questa feccia, nella quale saltelliamo irriconoscenti, quasi sempre ho bisogno di cavarmela da solo, come è giusto che sia.
Mi piacciono le storie, non i numeri. Non ho niente da scambiare per una merce tanto preziosa quanto la consapevolezza di avvertire tutto questo…ridicolo intorno a me. Ho vissuto mille vite, forse da brava persona, forse da poco di buono. Ho avuto il cuore del colore e della consistenza della grafite, ma non vorrei averne intravisto soltanto la corteccia. Ho campeggiato nell’odio e deriso le avversitá. Adesso voglio un tetto, non una casa. Un cane, un paio di running shoes che ammortizzino lo sforzo sui legamenti, un rasoio ed una caffettiera. Sono solo di passaggio io, figuriamoci la mia vita. Voglio essere pagato per fare ciò che piace a me. Voglio dolcezza, follia, romanticismo e giustizia. Voglio sedermi in un tavolo qualsiasi a notte fonda e dire: «Ascoltami bene, perché sono di cattivo umore. Dovresti fare teatro, cosce d’oro, non la cameriera. Pollo fritto al miele. E un caffè, grazie».
Ne sono persuaso, road to Perdition è ancora lunga e costellata di imprevisti, peggio che nel monopoli, ma mai come adesso mi sento completamente libero da timori nei confronti di quello che mi piace chiamare stragismo emotivo.

Dedda
dice che «quando saremo bambini anche noi, capiremo». Lei ha solo 7 anni…ed io quasi le svenivo davanti con gli occhi lucidi come scogli al tramonto.

4 thoughts on “41, PERDITION AVENUE

  1. E’ una strana sensazione.. provare un desiderio così forte di aver vissuto in epoche che a noi sono arrivate solo tramite la televisione, i fumetti, i libri e le storie in generale.. ma eppure è così.
    Anche a me sarebbe piaciuto tanto vivere in altri tempi.. il cervello mi dice che la vita era più difficile, più dura, eppure… eppure.. mi dice anche per molte altre cose era più semplice, e sopratutto, più vera.
    Vera così tanto come questi tempi moderni non potranno mai rendere la vita attuale.. immersa in schermi colorati, dove tutto è scandito da velocità innaturali…
    Se riesci a procurare un flusso canalizzatore ti regalo un bell’orologio da taschino.. farai un figurone lì nel passato ;)

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